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11, March, 2024

La mitologia greca nel cuore della lingua italiana

Immersi nell'affascinante mondo della mitologia greca, spesso ci dimentichiamo di quanto queste antiche leggende abbiano plasmato anche il nostro linguaggio quotidiano. In questo articolo, non ci concentreremo sulle gesta di Ulisse, Enea o Achille, ma esploreremo come la mitologia greca abbia influenzato l'italiano, lasciando un'impronta indelebile nelle espressioni idiomatiche che usiamo regolarmente. Preparatevi a un viaggio nel tempo e nello spazio, mentre scopriamo le origini affascinanti di cinque espressioni italiane radicate nelle storie dei miti greci.

Piantare in asso

Questa espressione colloquiale denota l'atto di abbandonare improvvisamente qualcuno o qualcosa senza preavviso o spiegazioni, lasciandolo in una situazione scomoda o imbarazzante. L'origine di questa frase affonda le radici nel mito di Teseo e Arianna.

Secondo la leggenda, Teseo, eroe di Atene, si avventurò nel labirinto di Cnosso per sconfiggere il Minotauro, una creatura mostruosa nata dall'unione della regina Pasifae con un toro. Arianna, figlia del re Minosse di Creta, innamoratasi di Teseo, lo aiutò a superare il labirinto fornendogli un filo magico da seguire per trovare la via d'uscita.

Dopo aver sconfitto il Minotauro, Teseo e Arianna fuggirono da Cnosso insieme, ma durante il loro viaggio di ritorno verso Atene, Teseo abbandonò Arianna sull'isola di Nasso senza una spiegazione, lasciandola sola e disperata.

Da quel momento in poi, "piantare i Nasso" è diventato un modo di dire per descrivere l'azione di abbandonare qualcuno o qualcosa in modo repentino e insensibile, simile all'atto di Teseo nei confronti di Arianna.

Tagliare la testa al toro

Restiamo sempre nel mito di Teseo per parlare di questa espressione che evoca l'atto risolutivo di affrontare direttamente un problema o una sfida, senza esitazione o indugi. L'origine di questa frase risale al momento in cui Teseo sconfisse il Minotauro. Con audacia e astuzia, riuscì infatti a sconfiggerlo, tagliandogli la testa e liberando così Atene dal suo flagello.

Da quel momento in poi, "tagliare la testa al toro" è diventato un modo figurato per indicare l'azione di affrontare un problema o una situazione difficile con decisione e risolutezza, senza esitazioni o timori.

Tallone d’Achille

L'espressione "tallone d'Achille" si riferisce al punto debole o vulnerabile di una persona, sistema o situazione, anche se il resto è forte o invulnerabile. Questa locuzione trae origine dalla leggenda dell'eroe Achille.

Nella mitologia, Achille era un guerriero greco invincibile, figlio della dea Teti e di Peleo, re dei Mirmidoni. Durante la sua infanzia, Teti lo immerse nelle acque del fiume Stige per renderlo invulnerabile. Tuttavia, mentre lo teneva per il tallone, questa parte del corpo rimase vulnerabile, poiché l'acqua non lo aveva toccato.

Durante la guerra di Troia, Achille fu ucciso da Paride, il principe di Troia, grazie a una freccia che colpì il suo tallone, il suo unico punto debole. Da allora, il termine "tallone d'Achille" è stato utilizzato per indicare una debolezza o vulnerabilità in apparenza insignificante ma in realtà cruciale.

Vivere un’odissea

L'espressione "vivere un'Odissea" si riferisce a un'esperienza o un percorso ricco di difficoltà, peripezie e imprevisti, simili a quelli affrontati dall'eroe Ulisse nel poema epico "L'Odissea" di Omero.

Nel poema, Ulisse intraprende un viaggio avventuroso e tormentato per tornare nella sua patria, Itaca, dopo la guerra di Troia. Lungo il cammino, affronta numerosi pericoli, tra cui le sirene, il ciclope Polifemo, Scilla e Cariddi e le tentazioni della maga Circe e delle sirene. Queste sfide mettono alla prova la sua forza, la sua astuzia e la sua determinazione, rendendo il suo ritorno a casa un vero e proprio percorso tortuoso e travagliato.

Quindi, "vivere un'Odissea" si riferisce a un'esperienza simile, in cui si affrontano molteplici ostacoli e si superano difficoltà per raggiungere un obiettivo desiderato, che può essere metaforicamente paragonato al ritorno di Ulisse a Itaca.

Aprire il vaso di Pandora

Questa espressione si riferisce all'atto di scoprire o rivelare circostanze, situazioni o informazioni che possono portare a conseguenze indesiderate o a un deterioramento della situazione. L'origine di questa frase è legata al mito greco di Pandora.

Secondo la mitologia greca, Pandora fu la prima donna creata dagli dei. Zeus la dotò di un vaso contenente tutti i mali e gli inconvenienti del mondo. Nonostante gli avvertimenti di non aprire il vaso, Pandora fu sopraffatta dalla curiosità e lo aprì, liberando così tutti i mali nell'umanità, tranne la speranza, che rimase dentro il vaso.

Da allora, l'atto di "aprire il vaso di Pandora" è diventato un modo figurato per indicare l'atto di scoprire o rivelare qualcosa che può portare a conseguenze negative o impreviste.

Insomma, la mitologia greca ha davvero influenzato modi di dire ed espressioni italiane, anche perché ce ne sono tantissimi altri. Se questo viaggio linguistico ti ha fatto venire voglia di scoprire o ripassare un po’ di miti greci, trovi quello che cerchi in questo articolo: preparati a un viaggio magico e affascinante!